L’ultima luce della sera illumina radente la laguna, le isole di piante igrofile ricevono gli ultimi raggi dorati.
Intorno canti di uccelli, la cannaiola, la rara salciaiola , il cuculo, lontano, il trillo prolungato del nibbio bruno.
La laguna vive e si prepara alla notte imminente.
Le marismas intorno a El Rocio
Un airone rosso, furtivo, è in attesa al bordo delle tife: il collo teso, lo sguardo fisso in avanti, attende il momento per colpire. Due spatole setacciano la superficie dell'acqua con un movimento alernato destra sinistra, sinistra destra. Bianche e nere, nel loro portamento esotico ricordano l’Africa da cui arrivano, ogni anno, da migliaia di anni.
Foto Yvonne Delepin
Siamo a La Rocina, laguna periferica del grande sistema delle marismas del Guadalquivir, a un chilometro dal El Rocio, piccolo paese andaluso che sembra sospeso nel tempo. Un luogo veramente unico, nato dall’azione delle forze della natura, mantenuto in vita dalla volontà degli uomini. Di alcuni uomini a dir la verità.
Le marismas del Guadalquivir, in epoca storica ampie oltre 120.000 ettari e oggi ridotte a circa un quarto della loro superficie, nascono nell’era terziaria, quando l’oceano erode le friabili rocce che bordavano le pianure interne, le inonda e forma un ampio golfo, nel quale si gettano le acque del fiume.
La laguna di Jaral, ormai una steppa arida
Le marismas del Guadalquivir, in epoca storica ampie oltre 120.000 ettari e oggi ridotte a circa un quarto della loro superficie, nascono nell’era terziaria, quando l’oceano erode le friabili rocce che bordavano le pianure interne, le inonda e forma un ampio golfo, nel quale si gettano le acque del fiume.
Al termine dell’ultima era glaciale, introno a 20.000 anni fa, il golfo inizia a chiudersi e i sedimeni portati dal grande fiume e poi depositati dal mare formano i primi cordoni dunali. Si formano così le lagune interne, che rappresentano per gli uccelli in arrivo dall’Africa o dal Nord dell’Europa un luogo di sosta importantissimo. È il momento in cui iniziano a evolversi le migrazioni fra il Continente Nero e il Paleartico.
Le dune evolvono, si accavallano e si alzano, fino a diventare alte alcune decine di metri, profonde e articolate in un sistema complesso per alcune centinaia di metri, quelle antiche vengono colonizzate dalla vegetazione, quelle recenti sono ancora mobili e si affacciano sull’oceano immenso.
Armeria marittima sulle dune
Nella grande laguna si depositano i sedimenti portati dal fiume e si creano le prime isole. Qui gli uomini del Neolitico si insedieranno per praticare la pesca e la caccia. Via via le isole si amplieranno e aumenteranno di superficie, verranno colonizzate dall’uomo per coltivare cereali e ortaggi, poi riso, allevare bovini e, non ultimo praticare la caccia.
E sarà proprio la caccia a determinare il destino recente di questo territorio. Il territorio intorno alle marismas nasce come riserva di caccia del duca di Medina Sidonia nel lontano 1495. Viene poi abitato dal 1568, quando Dona Ana, moglie dell’ottavo Duca di Medina Sidonia, fa costruire una villa, dove abiterà per lunghi anni.
Da lei prende il nome del Coto Donana che, sotto la spinta di José Antonio Valverde, biologo e conservazionista attivo negli anni ‘50, diviene nel 1969 Parco Nazionale di Donana, esteso su 32.000 ettari. Oggi protegge 128.386 ettari di lagune, foreste, dune costiere, divenute Patrimonio Unesco nel 1994.
El Palacio real, all'interno del parco
Come altre aree protette del mondo, questo territorio è formato da ampie superfici naturali, create e modificate dalle varie forze della natura, e modellato dalle attività umane. L’agricoltura praticata nella regione ha modificato fortemente il reticolo idrografico, l’avidità dettata dalla produzione ad ogni costo sottrae l’acqua alle marismas, che riducono la loro superficie anche a causa dell’abbassamento della falda idrica.
I forti interessi agricoli ed energetici contrastano anche qui con la valorizzazione ecoturistica del territorio, che tende a preservare il capitale natura.
Solo la determinazione dei governi spagnolo e andaluso e di molte associazioni internazionali riesce a contrastare i continui attacchi alla natura del Coto Donana.
Osservatorio presso Acebuche
La Rocina e altre aree naturali che si possono visitare, quali Acebuche, Lucio del Lobo, la Laguna de Jaral, ormai asciutta e coperta da vegetazione, e il Cano de Guadiamar sono in realtà una piccola parte del territorio protetto. La scelta di lasciare la “core area” in totale wilderness è compendiata dalla creazione di itinerari attrezzati periferici e dall’organizzazione di visite guidate in bus 4x4 o a cavallo.
In questo modo si raggiungono entrambi gli obiettivi principali di un’area protetta: tutelare ecosistemi e specie, sviluppare un’economia naturalistica che permette alla popolazione locale di poter vivere e di conservare il suo bene principale, in questo caso l’estrema e unica biodiversità del Coto Donana.
Aprile. La lunga spiaggia che da Mazàgon raggiunge dopo oltre 50 chilometri la foce del Guadalquivir, è interrotta solamente dalla stazione balneare, banale come molte altre, di Matalascanas. Da Nord Ovest a Sud Est, per decine di chilometri, il sistema di dune costeggia e, più che mai, fronteggia l’oceano. Sabbia e acqua a perdita d’occhio. Giallo e blu. Onde di granelli di roccia e di acqua si contrappongono e si modificano a vicenda, da milioni di anni.
Sulla battigia corrono migliaia di piccoli limicoli, rincorrono le onde quando si ritirano, risalgono veloci la spiaggia quando le spuma arriva. Provengono da molto lontano, forse dal Senegal dove hanno passato l’inverno, e andranno molto lontano, nella tundra norvegese o siberiana
Anche i chiurli stanno migrando, in volo verso Nord, radenti le acque dell’oceano. Decine di migliaia di chilometri percorsi per poter sopravvivere e riprodursi, e questo avviene da migliaia di anni, grazie anche alle spiagge integre e naturali del Coto Donana.
Le dune costiere a Nord di Matalascanas
Una sagoma posata a circa due chilometri da noi attrae la mia attenzione, mentre faccio “panning” con il cannocchiale. È lontana, sì. Peccato. Ma è lei, certamente lei. L’aquila imperiale iberica Aquila adalberti è un super predatore per eccellenza, anche nell’ecosistema della marismas. Osserva posata su un grande albero le sue prede.
Quando avrà trovato la situazione ideale si lancerà in volo. Conigli selvatici, pernici rosse, uccelli acquatici. Molte sono le specie che devono temerla e tenerla d’occhio. Le coppie di aquila non sono numerose qui, perciò è difficile osservare questa specie in caccia. Tuttavia, prestando attenzione, la si può scorgere posata su un ramo. E attendere.
Aquila imperiale spagnola, foto Steve Childs - Creative Commons
Anche oggi le ultime luci della sera rischiarano i lecci e le sughere, i cisti e i corbezzoli della macchia mediterranea.
Siamo in attesa. Di un suono, certamente. Di un movimento, sarebbe bello, quanto improbabile. Le impronte sulla sabbia provano che la lince pardina Lynx pardinus , uno dei felini più rari al mondo, è qui.
Almeno, è passata di qui la scorsa notte. Attesa. Le orecchie fischiano nel tentativo di percepire il silenzio. D’un tratto un canto ritmato e gutturale rompe il fruscio del vento. https://www.xeno-canto.org/species/Caprimulgus-ruficollis .
Un volo furtivo, una sagoma dalle ali lunghe e “rigide” ci sorvola a pochi metri, silenziosa. È lui, il succiacapre collorosso Caprimulgus ruficollis.
Sarà l’unico suono che sentiremo. La lince è elusiva, è rara e ne sopravvive una buona popolazione solo qui nel Donana e nell’Andalusia a Nord di Siviglia. Ma la maggior parte degli individui vive qui all’interno del parco, nell’area wilderness.
Sappiamo che è lì, non la vedremo, ma la soddisfazione di sapere che vive e vivrà ancora, cacciando conigli e pernici rosse, ci riempie il cuore. Finché ci sarà la lince pardina la biodiversità del Coto Donana sarà integra e al sicuro.
Impronta di lince Lynx pardina
quando andare?
Coto Donana vuol dire essenzialmente uccelli. Ma non solo. Interessanti sono anche i rettili e gli anfibi, nonché i mammiferi.
Il periodo migliore per andare nel Coto Donana va da fine agosto a inizio giugno. I mesi più caldi sono ovviamente proibitivi in certe ore, ma se vogliono osservare le varie specie fi rettili e l’avifauna in riproduzione allora maggio e giugno sono i momenti migliori. Da fine agosto la migrazione verso l’Africa e si possono osservare molte specie di limicoli.
Da ottobre in poi arrivano i migratori del Grande Nord, che si fermeranno in parte fino a marzo. I mesi invernali sono molto interessanti per osservare specie rare. Infine la primavera vede arrivare le specie che hanno passato l’inverno più a Sud, che proseguiranno il loro viaggio oppure si fermeranno per nidificare.
Per osservare la lince i mesi invernali sono i migliori, ma anche la primavera è un momento importante, poiché la specie è in amore.
le mie proposte di viaggio
Il Parco Nazionale del Coto Donana si visita in autonomia solamente per quelle aree esterne aperte al pubblico e attrezzate con sentieri e capanni.
Il sito web ufficiale è il seguente: http://bit.ly/2KLfcjA
Tuttavia ci sono diverse aree esterne di notevole interesse, dove si possono osservare specie come gli avvoltoi, il nibbio bianco, centinaia di cicogne bianche nei loro nidi… occorre conoscere bene il territorio per poter toccare le zone migliori.
Ho visitato il Coto Donana diverse volte nel corso degli ultimi 25 anni, per questo ho iniziato a programmare alcune proposte di viaggio, sia primaverili che invernali.
Un esempio? Clicca qui per leggere il report del viaggio vissuto nel 2016
Per maggiori informazioni contattami: lucagira64@gmail.com
L'avifauna
Ti interessa sapere quali specie di uccelli potete osservare?
Ecco un link utile:
VIDEO & CO.
Perchè non viversi il Coto Donana con un bel video? Eccolo su You Tube.
qualche foto
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