Un grazie va come sempre ai fotografi che mi hanno fornito le foto: Francesco Panuello,
Marisa Odetto e Francesco Cristadoro
Il codirosso spazzacamino. In questa foto di Francesco c’è, secondo me, l’essenza di questo animale. Bello nelle sue sfumature di colore, nere, grigie e rosso mattone, nel suo sguardo attento, come di uno che la sa lunga, con un’eredità di milioni di anni di vita sulla terra. Solitario e, nel suo piccolo, selvaggio.
Foto di Marisa Odetto
Una specie interessante per il suo comportamento e la sua onnipresenza.
Insomma, non è che sia onnipresente. Però è comune in due ambienti in cui vivo e che frequento da diversi anni. Casa mia e la montagna, manco a dirlo.
È anche per questo che ho deciso di parlarne. Perché sicuramente anche tu avrai avuto modo di vederlo vicino a casa, scorgerlo sulla grondaia di una palazzo oppure sentirlo cantare dall’alto di un camino o un campanile.
Foto di Marisa Odetto
Non dirmi che non l’hai mai notato! È uno dei pochi che si sente cantare nei paesi e nelle città!
Trtt tick trtt tick tick… il suo verso grattato e poi il suo canto, che non capisci bene come riesca a produrre, sono veramente unici.
E poi il tui, tui, tui, ripetuto all’infinito se il pericolo è vicino e permane.
Insomma, se ci fai caso, lo senti.
Quest’anno il guizzo nero e rosso mattone che vive nei miei paraggi è un bel maschio adulto. Nero e grigio, con due triangoli bianchi ben evidenti quando le ali sono chiuse. Stupendo, elegante.
Foto di Stefania - Flicks Creative Commons
Maschio con un efemerottero nel becco - Foto di Francesco Cristadoro
Non è mica scontato che sia nero. Eh, no, sarebbe troppo semplice! È stato infatti notato, lo notarono due ricercatori a partire dagli anni ‘90 in Piemonte, tali Cucco e Malacarne, che una parte dei maschi che cantano e si riproducono sono grigi, come le femmine.
Mistero, di primo acchito. Poi si scoprì che una quota dei maschi al secondo anno, nati cioè l’anno precedente, non muta nel piumaggio da adulto, ma è comunque fertile e si riproduce. Diventeranno neri nell’autunno seguente.
Foto di Michele Lamberti - Flicks Creative Commons
Un'ipotesi? Assomigliando alle femmine potrebbero incorrere meno negli attacchi dei maschi adulti, nello stesso tempo però le femmine li preferiscono meno e si sentono meno attratte... ma si accontentano in caso di penuria di maschi.
Maschio con un ortottero nel becco - Foto di Francesco Cristadoro
Il guizzo nero e rosso, Spaz per gli amici, si vede che è di casa, perché lo vedo sovente sulla grondaia, scende poi sulla tettoia dove facciamo
cadere le briciole, canta più volte al giorno dall’antenna, dal tetto di fronte, dal nostro tetto. Sta cantando adesso, proprio adesso.
Insomma, il suo territorio è qui. A dir la verità uno o più codirossi spazzacamini ci sono sempre durante tutto l’anno, maschi e femmine, poi naturalmente i giovani quando s’involano.
Maschio insieme a uno zigolo muciatto - Foto di Francesco Cristadoro
In primavera e fino all’autunno cantano sovente, d’inverno sono più silenziosi ma, come il pettirosso, sopportano a fatica i loro
simili
E in montagna? In effetti è una specie che all’origine frequentava solamente ambienti aperti, con cespugli bassi, rocce e massi, tendenzialmente ben esposti. Ambienti che oggi sono in quota.
Foto di Francesco Panuello
Ma siccome è un animale che tollera la nostra presenza e ha saputo approfittare delle opportunità di rifugio e cibo che senza saperlo mettiamo a sua disposizione, voilà, eccolo che ha colonizzato i nostri paesi di montagna, prima, e poi giù giù lungo le vallate e ormai in molte città di pianura.
I tetti e le case ricordano vagamente le rocce e le pietraie e poi non è mica l’unico che ha approfittato di noi.
Giovane involtato da poco - Foto di Francesco Cristadoro
La femmina non la si vede da giorni, certamente starà covando, il nido nascosto in qualche nicchia, in una delle case intorno.
È alla prima covata, poi dovrebbero seguirne una o due altre, fino all’estate.
Ho letto che la popolazione italiana è stimata da Brichetti in circa 400.000 coppie. Dunque a fine estate, quando tutte le covate sono involate, si possono stimare qualcosa come due milioni e mezzo di codirossi spazzacamini in giro per l’Italia. Un bel numero vero?
5 pulli affamati - Foto di Francesco Cristadoro
Alla fine dell’estate però qualcosa cambia. In montagna inizia a fare fresco, magari a nevicare, al Nord del continente europeo è ormai ora di partire. E così molto codirossi spazzacamini nordici e montani si spostano.
Chi migra verso Sud: una quota dei nati in Germania, ma anche in Polonia e nei Paesi dell’Est, viene osservata o ricatturata in Italia, in transito verso l’Africa, Libia e Marocco, o in sosta invernale lungo la penisola.
Foto di Francesco Panuello
Chi invece scende dai monti e si dirige verso le pianure, le coste e i centri abitati. Ma non tutti i giovani nati nel Nord Italia rimangono nel nostro Paese, perché una parte migra verso il Nord Africa.
Quindi succede come per altre specie, come il pettirosso o il merlo: ci sono sempre pettirossi intorno a noi, ma non sono sempre gli stessi durante l’anno.
P. o. semirufus - Pakistan - Foto di Imran Shah - Flickr Creative Commons
Samuel G. Gmelin nel 1774 lo chiamò Phoenichurus ochruros.
Ovvero dal greco phoinix, porpora (lo stesso nome con il quale erano conosciuti i Fenici, che esportarono in tutto il Mediterraneo la porpora) e dal greco latinizzato oura, coda.
E poi si ripete nel nome specifico ochruros, ovvero dal greco okra, ocra e oura, coda. Quindi codirosso codarossa, potremmo dire.
Normalmente viene considerato un Turdide, e così l’ho imparato io, ma altri (Del Hoyo & Collar) invece lo considerano un Muscicapide, cioè più simile a un pigliamosche. Vabbe’, non sottilizziamo.
Credo però sia interessante sapere che, essendo una specie di successo, è distribuita dalla Spagna a Ovest fino all’India a Est.
Per questo ha sviluppato diverse sottospecie, alcune lo rendono molto simile all’altro codirosso, quello comune, ovvero Phoenicurus phoenicurus, migratore africano (con il quale comunque può ibridarsi). Ad esempio la sottospecie P. o. semirufus, come si nota nella foto qui sopra.
Un guizzo nero e rosso atterra sulla ringhiera davanti alla finestra. Indugia, si inchina nervosamente alcune volte, su è giù su e giù… “che bello”, penso, “sarà venuto a trovarmi?”
Poi il mio ego incontra la logica… ah già, si specchia nei vetri e vede un altro maschio. “E chi sei tu? Che ci fai qui? Questo è il mio territorio!” l’intruso ha gli stessi atteggiamenti, non indietreggia. Ma Spaz mi nota prima ancora di combattere con il suo alter ego: “Ah, c’è un umano, meglio allontanarsi”… e vola via.
Per approfondire, qualche libro interessante:
P. Hayman, R. Hume - La Nuova Guida del Birdwatcher. Muzzio Editore 2002
L. Svensson - Guida degli uccelli d'Europa, Nord Africa e Vicino Oriente. Ricca Editore 2014
B. Caula, P. Beraudo, M. Pettavino. Gli uccelli delle Alpi. Blu edizioni 2009
B. Caula, P. Beraudo. Ornitologia Cuneese. Primalpe 2014
Qualche video? Eccone due:
https://www.youtube.com/watch?v=RimLPOBI4-c
https://www.youtube.com/watch?v=kYt5fX_9qnQ
Canti e versi? Eccoli come sempre qui:
https://www.xeno-canto.org/species/Phoenicurus-ochruros
E sulla rete cosa si può trovare?
https://it.wikipedia.org/wiki/Phoenicurus_ochruros
https://it.wikipedia.org/wiki/Samuel_Gottlieb_Gmelin
Per approfondire:
P. Brichetti, G. Fracasso - Ornitologia Italiana. Albero Perdisa Editore Vol. V 2008
Cucco e Malacarne - The adaptive significance of male subadult plumage in the black redstart: Dyeing experiments - Poster
https://www.tandfonline.com/doi/pdf/10.1080/11250009409356015
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