Dove non diversamente indicato, le fotografie sono di Looking Around
“Chi sei? Cosa cerchi? Che odore hai?” mi chiese la piccola ermellina, sbucando da dietro la neve. Furtiva, eppure curiosa, entrava e usciva dai buchi fra le pietre del muretto a secco, bianca come la coltre fredda, solo il nero degli occhi e il rosa del naso staccavano nettamente.
Curiosa, certamente non cercava me ma mi ha trovato sul suo cammino ed è venuta a vedere chi fossi. Un pericolo? Forse.
Qualche manciata di secondi, il tempo di sganciare la macchina foto e immortalare questo momento. Irripetibile e inaspettato. Silenzioso e intenso. Che sguardo, il suo. Nero e impenetrabile. Avrà capito che non ero una reale minaccia?
Un incontro eccezionale. Già solo per il fatto che un'ermellina vive mediamente un anno e mezzo. Cioè, se lei fosse nata lo scorso anno, adesso mentre scrivo avrebbe un anno circa. Fra sei mesi potrebbe già non esserci più. Sempre che non sia già stata predata da qualche volpe, poiana, astore o allocco.
Un’ermellina nasce in aprile o maggio, in una piccola cavità di un muretto, di una pietraia o fra le radici di un albero. Insieme a lei possono nascere altri tre-sette fratelli e sorelle, in media otto in tutto, segno che la vita per loro è dura: tanti figli vuol dire pochi sopravvissuti e breve vita. È un equilibrio quasi sempre rispettato in natura.
Dopo poche settimane dalla nascita le femmine sono già fertili… e quindi possono già essere fecondate. Eppure non partoriranno nella loro prima estate, no.
Come per altre specie, il tasso e il capriolo ad esempio, l’embrione inizia a svilupparsi ma poi arresta la sua crescita e non si impianta nell’utero. Lo farà solo nella primavera successiva e, dopo una gestazione di 28 giorni, porterà alla nascita una piccola indifesa ermellina.
E qui mi fermo perché so che hai una domanda che ti frulla in testa. Ma perché ermellina e non ermellino? E perché no? Ci saranno ben le ermelline a questo mondo? E poi, il mio incontro, sono sicuro, è avvenuto con un’ermellina. Punto e basta. Intanto, anche non fosse così, avrei sempre la metà delle probabilità di sbagliare, tanto vale.
E quindi l’ermellina nasce, viene allattata dalla madre e poi esce dalla tana e inizia a cacciare. Fino alla tarda estate non si allontanerà molto dal luogo in cui è nata.
Poi arriva l’autunno e le cose cambiano un po’, ma tendenzialmente, in quanto femmina, di ermellino intendo, cerca di rimanere nella zona in cui è nata, non troppo lontano.
E questo è comprensibile persino a noi: in tarda estate le sue prede sono più numerose e quindi i giovani ermellini possono trovare più facilmente di che vivere, poi nell’autunno una parte dei giovani e degli adulti passerà “a miglior vita” e quindi la disponibilità di prede sarà adeguata per sostenere i sopravvissuti fino alla primavera successiva.
Da Biodiversity Heritage Library - Flickr Creative Commons
Bisogna però fare i conti con gli adulti, più forti, esperti e sicuri di sé, che in autunno si installano in un territorio e non tollerano molto gli intrusi, soprattutto dello stesso sesso.
Quindi la “mia” ermellina era probabilmente nel suo territorio di caccia invernale, che può essere anche molto piccolo, anche solo cinquecento metri per cinquecento. Da quando è cresciuta potrebbe essersi allontanata poco dalla tana dove è nata, anche solo ottocento metri, un chilometro al massimo.
Da Biodiversity Heritage Library - Flickr Creative Commons
Nel frattempo ha incontrato altri ermellini, ma poche femmine, perché loro non si sopportano molto e piuttosto si evitano. Tollerano ovviamente un po’ di più i maschi, anzi, vengono tollerate, perché i maschi sono un po’ più grandi e dominanti.
Però d’inverno non si frequentano molto. Pensano a sopravvivere e basta. Siccome la loro risorsa principale è dispersa più o meno omogeneamente e, inoltre , questo fattore è prevedibile, gli ermellini utilizzano una strategia comune a molti animali: difendono un territorio.
Foto di Charlie Marshall - Flickr Creative Commons
Quindi l’ermellina potrebbe essere nata lo scorso anno e, adesso, in maggio, sta quasi sicuramente allevando la sua prole. Il padre?
Ecco, qui vale il detto “Mater semper certa, pater nunquam", perché parliamo di un mammifero poligamo, in cui un maschio tende a cercare più femmine e, siccome queste sono disperse su un’area più o meno ampia, non può certamente “controllarle tutte” e quindi anche la femmina può accettare più maschi.
L’importante è che la sopravvivenza degli ermellini sia garantita.
Foto di Roberto Cilenti - Flickr Creative Commons
Dunque, la “mia“ ermellina stava probabilmente cacciando, oppure stava pattugliando il territorio per marcarlo con le sue secrezioni odorose. Poniamo che fosse in caccia, cosa probabile vista la stagione fredda.
In caccia di cosa? Di arvicole e topi selvatici. Sotto la coltre di neve si celano le arvicole, anche loro non vanno in letargo e scavano gallerie nel terreno o, sovente, fra terreno e coltre nevosa. Ecco che troveremo le loro tracce in primavera, prima che le erbe ricrescano.
L’ermellina è fatta per le gallerie. Snella, lunga e agile, spinge le sue prede dentro i cunicoli e poi fuori e con una rincorsa fulminea, le morde dietro al collo, uccidendole in breve tempo. Senza pietà, penserebbe qualcuno, ma non siamo certo noi umani che possiamo pontificare.
In alcune aree dell’emisfero settentrionale l’ermellino caccia anche conigli selvatici, ben più grandi di lui. Ma non qui, sulle Alpi. I conigli non ci sono ma potrebbero essere i leprotti a farne le spese. In ogni caso ci sono un’infinità di arvicole, perché affaticarsi tanto? E poi le lepri sono già cacciate dalle volpi, con le quali l’ermellino deve competere per le stesse prede.
Cranio di ermellino, da notare la potente dentatura - Foto di Angel M. Felicisìmo - Flickr Creative Commons
Quindi d’inverno gli ermellini pensano a cacciare e si muovono poco. Pattugliano il loro piccolo territorio un pezzo alla volta, in modo da permettere alle prede di rilassarsi ed essere meno attente. Fanno lo stesso molti predatori: il lupo, l’aquila reale, il leone, il giaguaro. Solo che per un ermellino il territorio è di poche centinaia di metri e viene perlustrato nel giro di pochi giorni.
Arvicole e topi selvatici. Chi ha studiato queste interazioni, ha scoperto che quando c’è un ermellino in giro, le prede lo percepiscono e sono molto meno mobili.
Attenzione! L’ermellina non si fa mica fregare e prima o poi ce la farà a mangiare: ha già passato buona parte dell’inverno ed è ancora qui.
Foto di Alastair Rae- Flickr Creative Commons
Vicino a lei vive certamente qualche maschio. Suo fratello? Suo padre? I maschi si spostano un po’ di più, ma anche loro sono più sedentari d’inverno, quando ciò che serve è solo il cibo, lo sono meno d’estate, perché la loro idea fissa diventa la ricerca di una femmina con cui accoppiarsi.
E quindi il territorio di un maschio cambia e si allarga, di più se è un maschio dominante, di meno se è un maschio giovane o subalterno. In ogni caso deve coprire i territori di più femmine, così da assicurare la sopravvivenza della specie.
Nel Centro e Nord Europa l'ermellino frequenta anche aree umide - Foto di Airwolfhound - Flickr Creative Commons
La mia ermellina, quando l’ho incontrata, era bianca, salvo la punta della coda, che era nera. Adesso, mentre sto scrivendo, non la riconoscerei più, tanto sarà cambiata. Certo, lo so, non la riconoscerei comunque. In ogni caso è diversa, adesso è marrone di sopra e bianca di sotto, la punta della coda è sempre nera. Meglio essere mimetici per un piccolo predatore come lei.
Non è la sola specie che sulle Alpi cambia il colore del mantello, anzi è in compagnia di un altro mammifero, l’elusiva lepre alpina, e di un galliforme, la altrettanto rara pernice bianca.
Tutti e tre relitti glaciali. Brrr… che termine inquietante! In realtà significa solo che sono sopravvissuti alle glaciazioni rimanendo isolati sulle Alpi odierne, mentre un tempo erano diffusi anche a quote più basse, quando i ghiacciai ricoprivano buona parte dell’Europa e a Ventimiglia viveva lo stambecco. E l’ermellino, appunto.
Foto di Mrs Airwolfhound - Flickr Creative Commons
In alcune regioni europee può anche non mutare il colore del mantello, dipende molto dalla temperatura media che si registra in autunno. Un animale adattabile, certamente.
Anche per quanto riguarda la dieta. Quando abbondano le arvicole le ricerca con assiduità, ma non disdegna i frutti di bosco, in una percentuale che può superare il trenta per cento; e poi uova e nidiacei di uccelli. Insomma, si adatta e ne trae giovamento.
Foto di Francesco Panuello
Ricordi di un altro incontro indimenticabile. Questa volta con un ermellino.
Era la fine dell’estate ed eravamo, con Francesco, Patrizia e altri, alla ricerca di grifoni e gipeti. Ah, li abbiamo visti, da vicino, passare anche sotto di noi, a fianco delle falesie. Maestosi. Straordinari.
E mentre scendevamo lungo il pendio erboso scorgiamo un folletto marrone e bianco che saltellava di qua e di là. “Che ci fanno qui questi? E che cos'hanno da guardare con quell’occhio enorme e nero?”
Riuscimmo a fotografarlo. Per ricordare. E per rivivere ancora oggi un breve e fuggente momento vissuto insieme a questo piccolo ed eccezionale animale.
Foto di Francesco Panuello
Per approfondire, qualche libro interessante:
I Mammiferi delle Alpi. L. Canalis. - Blu Edizioni. 2012
Bestie, bestiette e bestias. F. Del piano, F. Giuliano. Valados Usitanos. 2002
Una pubblicazione del Ministero dell'Ambiente
Mammiferi d'Italia. M. Spagnesi, A. M. De Marinis. INFS. 2002
che puoi scaricare a questo indirizzo:
Qualche video? Eccone due:
https://www.youtube.com/watch?v=khqajinFVgU
https://www.youtube.com/watch?v=lcMfWQ961DU
E sulla rete cosa si può trovare?
https://it.wikipedia.org/wiki/Mustela_erminea
https://www.pronatura.ch/it/animale-dell-anno-2018-ermellino
http://www.parcostelviotrentino.it/it/conoscere-il-parco/l-ermellino/16-203.html
Per chi vuole approfondire
Erlinge et al, 1977, 1983, 1986
Sandell, 1989
Bounous et al, 1995
Martinoli et al, 2001
Remonti et al, 2007
Se hai letto fin qui e se ti è piaciuto il mio scritto,
regalami un commento, lasciami una breve frase, un aneddoto, una storia vissuta.
Sarà per me un bel regalo, che serberò nel bagaglio dei miei ricordi. Grazie!