Ciao Giuliana,
come ben sai con l’avvento del digitale abbiamo visto negli ultimi vent’anni ad una vera esplosione della fotografia naturalistica, un’attività che sta coinvolgendo sempre più persone e le sta avvicinando alla scoperta della natura.
In tutte le attività umane ci sono persone che eccellono e anche la fotografia naturalistica non sfugge a questa regola.
Tuttavia credo che non sia tanto la qualità delle foto la cosa più importante, certo una fotografia stupenda lascia senza fiato e comunica emozioni, ma è soprattutto l'approccio alla natura che mi interessa e mi fa propendere nel seguire un fotografo piuttosto che un altro.
Preferisco una foto non perfetta ma “naturale” piuttosto che una foto eccezionale frutto di qualche sotterfugio.
In questo blog ho deciso perciò di invitare alcune persone che conosco da anni, che hanno una sensibilità e un approccio che si sposa al mio modo di vedere e vivere la natura: se possibile in punta di piedi, senza lasciare traccia e traumi, soprattutto, con un occhio alla protezione dell’ambiente.
Ecco perché ho chiesto a te di concedermi qualche foto, 10 per l’esattezza, e un po’ del tuo tempo per parlare di natura.
Dunque ti ringrazio per la disponibilità, ora partiamo, vorrei farti qualche domanda.
Viale nel parco di Monza - novembre 2016
Be’, si comincia sempre da quando uno ha iniziato, raccontami come è nata in te la passione per la fotografia.
Tutto è partito da una borsa nera a tracolla che mio padre custodiva in un armadio della sala: mi sembra di rivederla ancora! Lì dentro c’era la sua Minolta completa di obiettivi e lenti.
Poco più che adolescente, gli chiesi di prestarmela per andare a scattar foto al Parco di Monza. Si fidava di me e forse la mia richiesta gli fece anche piacere, così studiai il manuale e conscia di aver fra le mani qualcosa a cui mio padre teneva molto, mi misi alla prova fotografando le cascine del parco in veste autunnale.
Il risultato mi stupì: ero riuscita a fissare nelle immagini, le emozioni che avevo provato in ambiente. Fu il passaggio del testimone e da allora la Minolta di mio padre divenne sempre più mia….
Passo Foscagno (SO) - settembre 2016
Hai scelto di dedicare questo spazio alla montagna, puoi raccontarmi perché? Cosa ti attira in questo soggetto?
Subisco il fascino della natura, in tutte le sue forme, ma la montagna è l’ambiente che mi è più congeniale.
Solo lì riesco a dimenticare me stessa e sentirmi parte del tutto. E’ uno stato d’animo che esalta i miei sensi, predisponendomi in modo favorevole alla fotografia di paesaggio o alla caccia fotografica. Gli uccelli di montagna sono la mia passione.
Piviere tortolino - Parco dello Stelvio (SO) - settembre 2016
Come hai realizzato queste fotografie? Quale tecnica o strategia hai usato?
Mi sono seduta tranquilla a terra e ho aspettato che anche il Piviere tortolino si sentisse a suo agio. Poi sdraiandomi e inquadrandolo con un teleobiettivo, ho scattato alcune foto che esaltassero il suo sguardo così dolce e i toni del piumaggio.
Ma anche l’ambiente intorno, perché racconta la storia di questo uccello straordinario che nelle stagioni di passo, sosta in quota sulle nostre Alpi, dove ritrova l’ambiente della tundra boreale in cui si riproduce.
Va aggiunto che il Piviere tortolino è un uccello abitudinario e confidente e non richiede molta strategia per fotografarlo. La Pernice bianca, ad esempio, è molto più schiva. In questo caso è stato un breve verso gutturale a svelarmi la sua presenza.
Pernice bianca - Val Federia (SO) - luglio 2019
E quale attrezzatura hai usato?
Il peso dell’attrezzatura mi condiziona molto, se fosse troppo, la fotografia non sarebbe più un piacere. Mi faccio bastare uno zoom 70-300mm applicato a una Canon 80D, sapendo che spesso mi dovrò accontentare di guardare gli uccelli con il binocolo.
Nello zaino non manca poi una compatta, una Nikon coolpix A900, per le foto di paesaggio. Negli ultimi tre anni ho però allargato il mio campo di osservazione agli Odonati, e qui la faccenda è più semplice.
Una torbiera o uno stagno sono luoghi affascinanti dove perdersi ad osservare i suoi abitanti, e in particolare le libellule, aspettando che scelgano un posatoio, dove farsi trovar pronti allo scatto.
Leucorrhinia dubia - Pian Cembro - luglio 2018
Sappiamo entrambi che la fotografia naturalistica può avere un grosso impatto sugli animali, sulle piante e sugli ambienti oggetto delle nostre attenzioni. Quali sono per te le regole etiche che è importante seguire in questa attività?
Sì, occorre darsi un limite: il benessere di una specie deve venire prima di tutto e l’ambiente non va danneggiato. E’ indispensabile inoltre conoscere la biologia del soggetto per non interferire durante la fase riproduttiva, quando si metterebbe a rischio anche la prole.
Per 23 anni ho svolto il ruolo di Guardia Ecologica Volontaria nel Parco Adda Nord e ho visto con piacere crescere il numero dei fotografi naturalisti, grazie ai quali abbiamo tutti apprezzato la ricchezza faunistica del parco.
Purtroppo, però, non mi sono mancate occasioni di sanzionare alcuni, quando ad esempio, persone senza scrupoli, all’interno di una riserva naturale, avevano tagliato il canneto per costruire con la stessa vegetazione un capanno fotografico.
Schiribilla - Villa d'Adda (BG) - marzo 2017
Io uso sovente il termine “cacciatori d’immagini”, secondo te cosa distingue un fotografo da un altro?
Oggi attraverso i social, riceviamo molti stimoli fotografici e siamo indotti ad emulare gli altri. Un guaio, da una parte. E’ in corso una sorta di omologazione fotografica ed è difficile fare la differenza.
Credo che dovremmo ogni tanto dimenticare i social e i “like” che creano dipendenza, ed uscire in ambiente per il piacere di essere lì, poi se arriva l’occasione…
Lepre variabili - Engadina (SW) - gennaio 2013
La fotografia può ad esempio dare un contributo alla conservazione delle varie specie animali e vegetali?
Certamente, è quello che passa sotto il nome di “citizen scienze”!
Oggi tutti noi, indipendentemente dalle nostre conoscenze, siamo invitati a condividere le nostre osservazioni in natura, meglio se corredate da una fotografia, in banche dati on line, perchè naturalisti e professionisti del settore possano, anche grazie ai nostri dati, elaborare ricerche e piani di conservazioni.
Io partecipo a “Ornitho.it” e a “Inaturalist.org”. A distanza di anni posso dire che ho ricevuto più di quanto ho dato: è stato come entrare in una comunità di naturalisti per passione, sono nate amicizie e ho conosciuto nuovi luoghi da esplorare.
Gipeti - Parco dello Stelvio - luglio 2019
Stai lavorando a qualche progetto? Vuoi rivelarmi qualcosa?
Il mio spirito ambientalista non è mai venuto meno, anche se oggi ho in parte perso la fiducia di poter cambiare le cose, o meglio ho compreso che la salvaguardia dell’ambiente richiede determinazione e impegno a lungo termine.
Attualmente partecipo a un Gruppo Locale di Conservazione (G.L.C. Lecco) promosso dalla LIPU, allo scopo di monitorare le specie target di un’area umida di Rete Natura 2000 a noi prossima, e segnalare all’ente gestore le possibili minacce in corso. Inoltre, con il Centro Ricerche Ornitologiche (C.R.O.S.) di Varenna (LC), sto seguendo la nidificazione dell’Aquila reale nella Provincia di Lecco.
Palude di Brivio (LC) - giugno 2016
Sicuramente hai qualche ricordo particolare a cui tieni molto, un incontro emozionante oppure un risultato fotografico a lungo cercato. Ti va di raccontarmelo?
Sì, si riferisce ad un viaggio nel mese di marzo del 2017, nel Varangerfjord in Norvegia. A quella latitudine, la neve ricopre ancora il terreno e la temperatura resta ben sotto allo zero.
Ricordo una mattinata trascorsa in un capanno fotografico galleggiante, all’interno di un porto, sdraiata a terra a fianco di altri compagni, per fotografare le magnifiche anatre che sfilavano davanti alle finestrelle poste a pelo d’acqua.
E’ stata un’esperienza molto emozionante. Luci e condizioni atmosferiche in continuo cambiamento: una bella sfida fotografica!
Edredone di Steller - Varangerfiojrd - marzo 2017
Pubblichi le tue fotografie su un blog, su una pagina web? E quale?
Sì su Flickr, ma solo occasionalmente per condividere con gli amici i ricordi delle escursioni fatte insieme.
Grazie Giuliana,
è sempre un piacere per me condividere queste esperienze e sensibilità, credo anch'io che l'approccio alla natura sia più gratificante se è "leggero", se, cioè, quando si lascia il luogo in cui siamo stati nulla sia sostanzialmente cambiato.
La montagna è, certamente qui in Europa, l'ultima frontiera selvaggia, dove ancora troviamo quelle emozioni che, probabilmente, la nostra specie vive da sempre.
Nulla ripaga ciò che si prova in quei momenti. Ed è bello condividerli. Grazie.
Se hai letto fino qui, se questo articolo ti ha toccato corde sopite, ecco:
regalami un piccolo commento.
Sarà per me un regalo, che serberò nel bagaglio dei miei ricordi.