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7 domande alla ricerca.
Un numero magico, simbolico, per raccontare la realtà della ricerca naturalistica in Italia.
Da oggi partiremo insieme con questa rubrica, a cui tengo molto, per i miei trascorsi, per le persone che ho avuto la fortuna di conoscere, per le scoperte a cui ho potuto partecipare, se non in prima persona, da molto vicino.
Buona lettura, spero l'argomento sia per te interessante e stimolante.
Ciao Giuseppe,
ti ringrazio innanzitutto per aver accettato il mio invito a parlare di ricerca in campo biologico e naturalistico.
In Italia parlare di ricerca significa navigare a volte fra l’eufemismo e la frustrazione, in tutti i campi, ma soprattutto nelle scienze naturali.
Non tanto per la qualità delle ricerche, anzi, piuttosto per i fondi e l’attenzione che ad essa vengono dedicati, sia da parte della politica, dell'amministrazione e dell’opinione pubblica.
Eppure sappiamo bene che senza ricerca non c’è conoscenza e progresso, nel senso di progredire nella comprensione del mondo.
Lo stiamo vedendo proprio in questi mesi, in cui vorremmo già avere risposte immediate ed efficaci.
Dal mio punto di vista, arrivando io da anni di lavoro nella conservazione, dare voce a questo settore professionale e culturale significa contribuire, sebbene in piccola parte, a porre le basi di molte scelte di gestione del territorio, della salute e quindi del nostro futuro.
Dunque, siamo qui a parlarne, per questo avrei preparato 7 domande a cui ritengo sia interessante dare risposta.
Marcatura marmotte - 2008
1- Come sei arrivato a essere ricercatore nel campo delle scienze naturali? Qual è l’iter normale per poterlo diventare?
Ho cominciato fin da bambino perché avevo una grande passione per gli animali.
Appena ho potuto ho comprato un binocolo e la guida Peterson e ho dedicato gran parte del mio tempo libero dallo studio, e poi più tardi da studio e lavoro, all’osservazione, sviluppando un po’ di capacità di riconoscimento delle specie e documentandomi sulla loro biologia e sullo stato di conservazione soprattutto degli uccelli.
Ma mi interessavano anche gli altri animali, in particolare i mammiferi, le libellule e i coleotteri.
Mi sono così iscritto al corso di laurea in Scienze biologiche perché volevo acquisire gli elementi di base per interpretare ciò che osservavo.
Ho avuto fortuna perché sono poi riuscito a lavorare all’interno dell’università in una sede, Pavia, che offriva molte possibilità di svolgere ricerche.
Se devo consigliare un giovane appassionato di natura sul percorso formativo, gli consiglio di iscriversi a Scienze naturali, Scienze biologiche o Scienze forestali; anche a Veterinaria se la sua passione è più orientata in quel senso.
In Italia ci sono delle ottime sedi universitarie con dei bravi docenti.
Se si è già orientati verso un argomento o un gruppo di animali, bisogna però scegliere la sede universitaria più adatta.
Bisogna un po’ tormentare i professori che ci si accorge essere disponibili a dare una mano, a orientare, a coinvolgere.
Bisogna studiare e realizzare una buona tesi e poi provare a entrare in un dottorato.
Però non basta frequentare l’università. È bene documentarsi autonomamente leggendo buoni libri, partecipare alle attività dei gruppi nazionali e locali che svolgono ricerche di campo nei settori che interessano, partecipare ai convegni locali e nazionali e leggere le riviste del settore per restare aggiornati.
È molto utile iscriversi alle associazioni locali e nazionali che raccolgono appassionati e professionisti e organizzano questi eventi scientifici e informativi e promuovono progetti di ricerca.
Sympetrum depressiusculum a Cascina Zanaglia-Zeme -Lomellina
2- Quali sono i progetti su cui stai lavorando e quando pensi di concludere le tue ricerche al riguardo?
Io sono in pensione da un anno dall’Università ma continuo a lavorare e a svolgere ricerche; sono ora come Ricercatore Senior, associato al CNR – Istituto di Geoscienze e Georisorse di Pisa, con il quale è stato avviato un progetto molto innovativo di comunicazione della scienza.
Ho scelto di non continuare la didattica universitaria da pensionato (si potrebbe fare) perché ritengo che le università italiane debbano reclutare dei giovani.
In Italia ce ne sono di bravissimi in molti campi della ricerca naturalistica; diciamo dieci volte più bravi di me.
Tocca a loro e, soprattutto, tocca agli organismi competenti coinvolgerli e dar loro delle opportunità.
Oggi in Italia il livello delle ricerche di scienze naturali (ornitologia, teriologia, erpetologia, entomologia, botanica, paleontologia) è molto elevato, grazie all’impulso dato dalle nuove generazioni.
Tornando alle mie ricerche, da alcuni anni sono tornato a seguire l’andamento delle popolazioni delle sterne che nidificano nelle acque interne; era stato l’oggetto della mia tesi di laurea discussa nel 1981.
È molto interessante verificare i cambiamenti intervenuti in 40 anni.
Poi sto lavorando ancora agli aspetti applicativi delle conoscenze su popolazioni e comunità degli ambienti frammentati, altro mio campo di studio quando ero in università.
Stavolta mi interessa passare dalla teoria alla prassi e individuare con metodi naturalistici le reti ecologiche; a questo proposito stanno partendo due progetti molto interessanti di cui ti parlerò prossimamente.
Poi, sono il presidente del CISO – Centro italiano studi ornitologici, l’associazione nazionale degli ornitologi italiani; sono consigliere del GPSO Gruppo piemontese studi ornitologici e della SISN Società italiana di scienze naturali, per conto della quale dirigo la Rivista italiana di ornitologia – Research in Ornithology, che è risorta dopo alcuni anni sottotono e che spero di portare presto a livelli internazionali riconosciuti con una indicizzazione di livello internazionale.
Quando penso di concludere? Il più tardi possibile; ma senza voler portar via opportunità di ricerca e di lavoro ad altri.
Risaia - Parco del Ticino
3- Quali sono le ricadute pratiche, dal punto di vista scientifico ma anche gestionale, delle tue ricerche e quale pensi possa essere il loro sviluppo futuro?
La ricerca di base è indispensabile per comprendere i meccanismi di funzionamento degli ecosistemi, delle comunità e delle popolazioni.
Quindi ogni ricerca di base è di grande importanza se non si limita a ripetere pedissequamente cose fatte e dimostrate da altri.
Ma c’è talmente tanto lavoro da fare che non si corre il rischio di dover riscaldare le minestre di altri.
Tutte le mie ricerche hanno avuto delle ricadute dal punto di vista applicativo. All’inizio, i lavori faunistici e di censimento sembravano fini a se stessi.
Invece sono serviti a individuare le aree importanti e da proteggere, pensa alle aree protette, alle ZPS e ai SIC. In anni recenti avevo lavorato soprattutto su uccelli e insetti delle aree agricole.
Dalle ricerche sono emerse utili indicazioni gestionali. Le ricerche sulla biodiversità delle risaie in relazione alla gestione idrica hanno avuto dei riscontri nei PSR - Piano di Sviluppo Rurale del Piemonte e della Lombardia attualmente in vigore.
Quelle sulla frammentazione hanno fornito la sponda scientifica alla redazione dei progetti di rete ecologica della Lombardia e della provincia di Novara.
Ma, soprattutto, le ricerche di tutti, non solo le mie, consentono di aumentare le conoscenze di tutti e la consapevolezza delle persone interessate.
Naturalisti_in_campo - Campionamenti_microfauna - Pavia - novembre - 2016
4- Avrai certamente bisogno di fondi, è difficile ottenerli e da quali settori economici provengono?
Non mi va di avanzare delle lamentele.
In realtà sono quasi sempre riuscito a recuperare fondi sufficienti per le mie ricerche; soprattutto quelle che nascevano già con intenti applicativi. Enti pubblici e fondazioni hanno fornito risorse sufficienti.
Certo, se fai il confronto con altri Paesi, nei quali i ricercatori hanno una dotazione di base (in Italia non è così e ciascuno deve darsi da fare per recuperare i fondi) e hanno accesso a finanziamenti pubblici e privati di almeno un ordine di grandezza superiori ai nostri, un po’ di sconforto c’è.
Pensa che per trovare i fondi per acquistare le emittenti da collocare su alcuni esemplari delle specie delle quali volevamo studiare i movimenti abbiamo bussato a molte porte e abbiamo fatto ricorso al crowdfunding, ovvero alla partecipazione dei cittadini.
Altrove se ne marcano dieci volte tanto senza tribolare troppo.
Tarabuso
5- Di solito non si lavora mai da soli, con quale team collabori ?
Ho avuto la fortuna di lavorare con alcuni dei giovani ricercatori italiani più in gamba e, in diversi casi, con ricercatori stranieri.
Negli ultimi anni ho avuto un ruolo più organizzativo e volto al reperimento dei fondi.
Così mi è stato possibile coinvolgere con borse di dottorato, assegni di ricerca e borse di ricerca, numerosi giovani, alcuni dei quali stanno proseguendo un loro percorso autonomo di ottimo livello nel mondo della ricerca.
Tracking airone rosso
6- Credi che l’opinione pubblica italiana debba essere sensibilizzata riguardo ai temi su cui stai lavorando? E attraverso quali strumenti?
La comunicazione dei risultati è importantissima. Altrimenti si rischia che i risultati delle ricerche restino relegati a un circolo ristretto di addetti ai lavori.
Tutti i progetti nei quali sono stato coinvolto hanno avuto un risvolto di divulgazione dei risultati.
Questo è stato fatto scrivendo anche su riviste e volumi divulgativi, tenendo conferenze e partecipando a trasmissioni televisive e radiofoniche.
Ho avuto modo anche di partecipare alla realizzazione di documentari che hanno avuto una buona diffusione anche al grande pubblico.
Ora, come ricercatore associato del CNR lavorerò al progetto EVOLVE: a virtual museum for a new perspective on the changing Earth System, per un Museo Virtuale nell’ambito di LifeWatchPLUS.
Airone in amore - Foto Claudio Mainini
7- Come valuti la “citizen science”, ovvero la partecipazione dei cittadini alla ricerca e al monitoraggio in campo naturalistico? Credi che debba essere potenziata in alcuni settori?
Il coinvolgimento degli appassionati, più o meno competenti, è molto importante.
Teniamo conto che senza la collaborazione di migliaia di appassionati ornitologi non sarebbe stato possibile raccogliere milioni (nel momento in cui scrivo 18 milioni) di dati, che hanno consentito di formare un quadro conoscitivo sulla distribuzione degli uccelli in Italia attraverso la piattaforma www.ornitho.it, finanziata da un insieme di associazioni nazionali e locali.
Infatti, è in dirittura d’arrivo il nuovo Atlante degli uccelli nidificanti in Italia, realizzato utilizzando i dati caricati da professionisti e appassionati e validati da esperti, che spesso sono degli appassionati essi stessi.
Iphiclides podalirius - foto Claudio Mainini
Grazie Giuseppe,
il tuo contributo è senz'altro utile per iniziare a comprendere il mondo della ricerca naturalistica in Italia, che è complesso e variegato, molto dinamico e rivolto a molte branche delle scienze naturali.
La tua lunga esperienza e la tua disponibilità, nonché umiltà, sono riconosciute e molto apprezzate, non solo per gli aspetti scientifici, ma anche per gli aspetti umani che implicano.
Il tuo impulso a molte ricerche ed iniziative scientifiche di ampio respiro ha permesso di coinvolgere molte persone, con le quali si sono ottenuti importanti risultati.
Senza le persone come te, in Italia e nel mondo, saremmo tutti più poveri. Poveri nello spirito. Per questo occorre proseguire lungo la strada stracciata.
Buon lavoro, dunque!
Qui http://ecoeto.unipv.it/bogliani puoi trovare molte informazioni sull'attività di Giuseppe Bogliani, ma soprattutto potrai approfondire le ricerche che ha pubblicato, i progetti a cui ha lavorato e molto altro ancora.
Qualche link utile lo trovi anche qui:
CISO – Centro italiano studi ornitologici
SISN – Società italiana di scienze naturali
RIO – Rivista italiana di ornitologia – Research in Ornithology
https://sisn.pagepress.org/index.php/rio/index
GPSO – Gruppo piemontese studi ornitologici
CNR – Consiglio Nazionele delle Ricerca. Istituto di Geoscienze e Georisorse
Se hai letto fino qui, se ha toccato corde sopite, ecco:
regalami un piccolo commento.
Sarà per me un regalo, che serberò nel bagaglio dei miei ricordi.