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Ciao Giovenale,
come ben sai con l’avvento del digitale abbiamo visto negli ultimi vent’anni ad una vera esplosione della fotografia naturalistica, un’attività che sta coinvolgendo sempre più persone e le sta avvicinando alla scoperta della natura.
In tutte le attività umane ci sono persone che eccellono e anche la fotografia naturalistica non sfugge a questa regola.
Tuttavia credo che non sia tanto la qualità delle foto la cosa più importante, certo una fotografia stupenda lascia senza fiato e comunica emozioni, ma è soprattutto l'approccio alla natura che mi interessa e mi fa propendere nel seguire un fotografo piuttosto che un altro.
Preferisco una foto non perfetta ma “naturale” piuttosto che una foto eccezionale frutto di qualche sotterfugio.
In questo blog ho deciso perciò di invitare alcune persone che conosco da anni, che hanno una sensibilità e un approccio che si sposa al mio modo di vedere e vivere la natura: se possibile in punta di piedi, senza lasciare traccia e traumi, soprattutto, con un occhio alla protezione dell’ambiente.
Ecco perché ho chiesto a te di concedermi qualche foto, 10 per l’esattezza, e un po’ del tuo tempo per parlare di natura.
Dunque ti ringrazio per la disponibilità, ora partiamo, vorrei farti qualche domanda.
Il fringuello alpino, rarità montana
Be’, si comincia sempre da quando uno ha iniziato, raccontami come è nata in te la passione per la fotografia.
Ho iniziato negli anni ‘70, un periodo in cui ho viaggiato molto insieme a mia moglie.
Già allora ero “impallinato” di fotografia, seguivo le riviste di settore (ti ricordi l’Almanacco della rivista Fotografare?) e in occasione di un viaggio alle Canarie, allora porto franco, acquistai la prima Reflex Pentax K2, 6400 ASA, una delle migliori macchine del mercato.
Siccome andavo anche molto in montagna in estate e inverno, acquistai anche una macchinetta piccola, la Minox 35 GT, di fabbricazione tedesca, con sportellino, silenziosa e compatta. C’è l’ho ancora oggi.
Avevo anche iniziato a fare filmati con cinepresa Super8, pellicole duravano 5 minuti e quindi produrre dei filmati dei nostri viaggi era quasi impossibile, poiché bisognava avere molti nastri.
Continuai in seguito con le prime telecamere Sony Video 8, passai poi al VHS compact e alla prima digitale Sony MiniDV.
Con il tempo la voglia di montare i video mi è un po’ passata, ma ho tenuto duro fino a che mia figlia ha fatto le gare di sci, quando ha smesso ho lasciato perdere.
Da lì sono poi passato alla reflex Nikon F80 e poi la prima macchina digitale, reflex Sony alfa . Da una decina di anni mi dedico alla fotografia naturalistica.
Il raro picchio muraiolo in inverno
Hai scelto di dedicare questo spazio all'avifauna, puoi raccontarmi perché? Cosa ti attira in questo soggetto?
A me è sempre piaciuta l’avifauna, da bambino allevavo cardellini, i ciuffolotti, i lucherini in gabbia, erano altri tempi, era normale tenere animali in cattività.
Ancora oggi mi concentro in particolare a fotografare gli uccelli, perché sono la mia grande passione.
Certamente mi interessano anche piccoli animali come i mustelidi e infatti ho inserito una foto di un ermellino, a cui tengo molto.
Un codibugnolo della ssp A.c. caudatus, "a testa bianca"
Come hai realizzato queste fotografie, con quale tecnica?
Nella fotografia naturalistica, secondo me, l’unico modo per fare delle foto che ti diano soddisfazione e avere qualche risultato è avvicinarsi il più possibile al soggetto senza disturbarlo, stando dentro una tendina, un capanno in legno, ma talvolta anche dall’auto camuffata. Se non riesci ad avvicinare il soggetto, devi essere bravo e paziente nell’attenderlo nel posto più adatto per lui.
E’ poi importante curare la luce,cioè fare attenzione alle ombre, talvolta con il sole è difficile avere dei buoni risultati, mentre con nuvolosità diffusa, alzando gli ISO, le foto possono venire bene, ma sono necessari il cavalletto o il monopiede, per evitare il mosso.
Un bellissimo maschio di merlo dal collare
E quale attrezzatura hai usato?
Posseggo una Canon 5D Mark4 e una Canon 1DX Mark2, ho diversi obiettivi: un Canon EF 100-400 mm F4.5-5.6 LIS II USM e un Canon EF 400 mm F4 DO IS II, un Sigma 500 m F4 DG OS HSM SPORT, più alcuni moltiplicatori 1,4x e 2x dedicati.
Il canon 100-400 è più leggero e va bene per la fotografia itinerante a mano libera, mi trovo molto bene, mentre in capanno uso sovente il Sigma 500 mm.
Una bigiarella, una specie africana che nidifica in montagna
Sappiamo entrambi che la fotografia naturalistica può avere un grosso impatto sugli animali, sulle piante e sugli ambienti oggetto delle nostre attenzioni. Quali sono per te le regole etiche che è importante seguire in questa attività?
E’ chiaro che se disturbi l’animale non riuscirai a fotografarlo. Per questo bisogna fare il più possibile silenzio nell’avvicinarsi e di nascondersi il più possibile.
Ecco l'ermellino!
Io uso sovente il termine “cacciatori d’immagini”, secondo te cosa distingue un fotografo da un altro?
Io sono contro i fotografi che non rispettano gli animali, vogliono solo fare la foto, avere il trofeo, avere tanti like.
Il martin pescatore con la sua preda, uno spinarello
La fotografia può ad esempio dare un contributo alla conservazione delle varie specie animali e vegetali?
Certamente perché dalla foto puoi scoprire molte cose sugli animali, puoi farli conoscere, la fotografia può servire ad approfondire il comportamento delle varie specie, può essere utile alla ricerca, a scoprire nuovi aspetti legati alle varie specie, soprattutto di quelle rare.
Il confidente piviere tortolino
Stai lavorando a qualche progetto? Vuoi rivelarmi qualcosa?
No, non ho progetti particolari, però mi piace stampare alcune foto da conservare, le più belle, con ingrandimenti a 30-45 cm.
Un tarabuso in volo, un'osservazione rara per questo elusivo ardeide
Sicuramente hai qualche ricordo particolare a cui tieni molto, un incontro emozionante oppure un risultato fotografico a lungo cercato. Ti va di raccontarmelo?
Eh, di ricordi ne ho tanti!
Il primo è di quando non avevo ancora l’attrezzatura digitale adeguata, ero a Gesso (al torrente ndr) con il 300 mm e cercavo i gruccioni, ad un certo punto sbucò fra le pietre una donnola, curiosa e vivace.
Le feci centinaia di foto, poi però mia moglie mi spinse ad andar via, aveva qualcos’altro da fare, e così ce ne andammo. Da allora non ne rividi mai più una e mi dispiace di non avergli fatto altre foto.
La donnola, il più piccolo mustelide europeo
Un altro ricordo riguarda il picchio muraiolo, lo vidi per combinazione su un muro di una casa, parliamo di 6-7 anni fa, in inverno.Che bel ricordo.
Un’altra specie che ho sempre cercato è stato il piviere tortolino, che ho poi finalmente trovato quest’estate. Purtroppo, dopo averli fotografati per un po’, all’arrivo di alcuni rapaci, forse pecchiaioli in migrazione, si sono spaventati e sono fuggiti.
Ah, infine l’ermellino. L’anno scorso, mentre cercavo il codirossone, è uscito l’ermellino, è stato un caso, un’occasione che ho colto al volo.
Pubblichi le tue fotografie su un blog, su una pagina web? E quale?
Di solito pubblico le mie foto su FB, sul profilo FB di mia moglie Michelis Claudina, e poi su gruppi Cuneobirding ed EBN e su alcune pagine di fotografia naturalistica.
Grazie, Giovenale, mi ha fatto veramente piacere ascoltare le tue parole, comunicano una passione veramente forte, radicata nell’intimo.
Curiosa la storia della fotografia raccontata brevemente da te, quanti di noi si ricordano ancora le reflex e i rullini…
Belle anche le tue foto, lasciano immaginare quanto tempo hai dovuto dedicare per poterle fare e ci raccontano qualcosa di ognuno degli animali ripresi.
E’ bello sapere che si sono persone come te che hanno ancora una passione che li assorbe e li stimola a cercare continuamente la natura nelle sue varie forme.
E gli uccelli, sono d’accordo con te, sono un soggetto assolutamente interessante e straordinario.
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Se hai letto fino qui, se ha toccato corde sopite, ecco:
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Sarà per me un regalo, che serberò nel bagaglio dei miei ricordi.