L'autunno è la stagione del silenzio, il suono dei campanacci delle vacche è solo più un ricordo, solo il vento muove le foglie e spazza via le nuvole, rendendo nitido e chiaro il cielo.
La prima neve imbianca il Monviso, mentre i toni del beige e del grigio riempiono il panorama, dominato dalle forme aguzze di Rocca Radevil.
I ricordi legati a questo luogo si rincorrono, le gite con i bimbi piccoli, le sessioni di inanellamento scientifico, le osservazioni dei pecchiaioli in migrazione verso l'Africa.
Oggi qui non sono da solo: intorno a me i camosci si rincorrono, l'aquila è appollaiata lontano e scruta l'orizzonte, i lucherini volano verso Sud.
L'autunno è anche la stagione dell'oro, degli aghi dei larici e degli steli della festuca, ormai secchi dopo un'estate di sole e calore.
Le luci basse e radenti della sera ammorbidiscono le forme degli alberi, le foglie spazzate dal vento disegnano i margini della strada.
La montagna si sta preparando al lungo inverno.
L'ultimo sole crea atmosfere rilassanti, che invitano alla contemplazione, ad alleggerire il passo per non fare rumore e poter cogliere ogni minimo fruscio del bosco.
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