Ho trascorso una settimana nel Delta del Po insieme a un gruppo di birder Francesi e Svizzeri ed è stata l'occasione per riscoprire una terra incastonata fra il mare e le lagune, creata e trasformata dal grande fiume che, nonostante tutto, è ancora il vero protagonista di questo territorio.
Ricca dei voli di innumerevoli uccelli, fenicotteri, aironi, limicoli, marangoni minori, sterne di molte specie.
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Come una sentinella, il faro di Goro svetta sui canneti e sulle tamerici dell'Isola dell'Amore, che con la sua duna protegge la Sacca dalle forze del mare.
Poco più a Nord le vestigia di un magazzino per il riso sono testimoni dell'evolversi incessante di questo territorio: la Sacca degli Scardovari oggi è sommersa dal mare e si allevano le cozze e le vongole, ma qualche decennio fa era terra coltivata e abitata.
La subsidenza provocata dall'estrazione del gas e il livello del mare in aumento ne hanno decretato il destino.
Il grande fiume trasporta sedimenti, sabbie, tronchi.... L'incontro con l'Adriatico distribuisce i suoi apporti e ritorna alla terra ciò che proviene dalla terra.
Qui le spiagge sono ancora selvagge, lontano dal frastuono del turismo di massa, avido e "caciarone".
Cielo, nuvole, acqua e terra si incontrano nella Sacca di Goro, illuminata dal sole al tramonto che crea incisivi giochi di luci e ombre.
Tutto cambia in un attimo, tutto è in trasformazione.
E fra le acque e le lingue di terra, scolpite dalle maree, i gabbiani corallini sono intenti a formare le coppie, a corteggiarsi e a iniziare la stagione riproduttiva.
Nel cielo voli di fenicotteri solcano le ombre serali, diretti verso orizzonti sconosciuti.
Dall'alto delle loro ali riconoscono la strada da seguire. E scompaiono alla nostra vista.
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