L'Islanda è stata per lungo tempo una meta dei miei sogni, sin da quando, alle prime armi, sfogliavo le guide di birdwatching osservando e studiando specie che non avrei mai pensato di poter vedere in natura.
Finalmente, grazie anche a Fabrizio Bruno, questo sogno si è avverato. E così, insieme ad altri compagni di viaggio, siamo partiti alla volta dell'isola dei ghiacci.
Il pulcinella di mare è una delle icone dell'Islanda, non a torto poiché le enormi falesie a strapiombo sull'oceano accolgono la più grande popolazione mondiale di questa e di altre specie.
Ai colori accesi del becco si affiancano il bianco e il nero, che dominano anche la livrea elegante della gazza marina, un vero gioiello della natura.
E ancora il nero e il bianco disegnano questa uria nera, appoggiata sulle onde flessuose e cangianti poco distante dalla riva.
Milioni di uccelli affollano l'estate islandese, si cibano nell'oceano e tornano alle falesie dove nidificano, uno vicino all'altro.
Le urie condividono gli spazi con i fulmari e le gazze marine, mentre le pulcinella preferiscono forare la cotica erbosa.
Ciò che impressiona di più, insieme alla moltitudine, sono gli spazi angusti e a strapiombo dove questi uccelli nidificano, si posano e dormono. Una vera babele di voci, voli, equilibri apparentemente instabili.
Ma in Islanda gli uccelli non sono solo bianchi e neri e queste morette arlecchino, nella loro livrea unica e inimitabile, ne sono un esempio.
Quanti anni sono trascorsi da quando ne vidi la prima riproduzione sui libri e ne rimasi estasiato!
Meno eclatante ma pur sempre elegante, questo piovanello pancianera ci osserva, in attesa che ci allontaniamo dal suo invisibile nido.
Se l'Islanda ha dei suoni caratteristici, come ogni terra, uno di questi è certamente prodotto dalle innumerevoli pettegole, sempre allerta e allarmate quando scorgono un potenziale pericolo intorno al nido.
Il loro dondolare e la loro petulante voce sono un aspetto della quotidianità islandese.
Così come gli voli delle sterne codalunga, che non ci mettono un attimo ad attaccare il potenziale intruso e fargli capire che è meglio che se ne vada.
La moretta codona ci osserva mentre riposa sul pelo dell'acqua, anche questo è un animale che ho sognato di vedere per anni. E finalmente eccola qui! Ma come ha fatto la natura a creare tanta bellezza?
Ma non ci sono solo uccelli in Islanda e le pecore, a sparuti gruppetti, si disperdono ogni dove, attraversano le strade, pascolano in mezzo alle praterie sconfinate.
Oppure punteggiano i pendii strapiombanti sull'oceano, anche sulle piccole isole dove c'è sempre almeno una casetta a testimoniare il possesso dell'uomo.
L'Islanda sono anche le luci, le ombre, il mare che contrasta con le altissime coste, le nuvole che coprono e svelano continuamente i paesaggi, dove si percepisce che non è l'uomo che domina queste terre.
Luci e ombre che rendono ogni istante diverso, imperdibile ed evanescente.
Così come il sole di mezzanotte, che non cede il posto alle tenebre e che rende le giornate interminabili, spaesanti, indimenticabili.
E poi ci sono le cascate, enormi e potenti si infilano nelle faglie create dai movimenti tettonici, dai terremoti e dallo scorrere del tempo.
Cascate che scrosciano ininterrottamente perchè l'acqua qui sembra scaturire dall'eternità.
Il deserto interno è senza limiti, sempre uguale e sempre diverso, attraversato da fiumi lenti o tumultuosi che non sai da dove nascano e dove si getteranno, ricoperto da muschi e licheni che contendono con le rocce nude la superficie dell'orizzonte.
Spiagge infinite, nere di ciottoli di basalto, bordate dalle bianche onde dell'oceano, riportano alle origini della terra, ti fanno percepire che il tempo dell'uomo è recente e che ci sarà altro dopo di noi.
Fumi che si insinuano fra le sabbie e le rocce rosse ricche di ossidi di ferro, antiche lave eruttate dalle profondità della terra.
Lave nere e plastiche che sembrano ancora fluire e avvolgere tutto, creano paesaggi multiformi e apparentemente deserti.
Infine gli Islandesi, un popolo che ha saputo adattarsi, da secoli, a questo ambiente così instabile e duro, a questi paesaggi deserti e infiniti, che ha saputo creare luoghi accoglienti e rilassanti in mezzo a questa natura selvaggia.
Oppure creare forme e geometrie improbabili ispirandosi alle forme del basalto, a costruire spazi e volumi che sembrano inglobarti e proteggerti.
Questo viaggio non sarebbe stato possibile se non ci fossero stati Lorenzo, Antonino, Ilaria e Andrea, Ivana e Dario, Antonio, Giuliana, nonché Fulvia e Fabrizio di Avventura Sport.
Un immenso grazie va a tutti loro, il mio sogno si è realizzato.
Adesso so che, se c'è un "mal d'Islanda", io ne sono malato.
P.S. Il prossimo viaggio in Islanda è in programma a inizio luglio 2025.
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