Territorio più volte conteso fra Germania e Francia, regione di confine e di integrazione, l'Alsazia ha un fascino particolare, un misto fra la linearità e imponenza teutoniche e lo charme sfumato e leggero d'oltralpe.
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Strasburgo è certamente il risultato di due culture e di due storie per secoli contrapposte e nello stesso tempo permeatesi l'un l'altra.
Il fascino delle case affacciate sul fiume Ill nella luce soffusa delle sera è francese, mentre la cuspide del campanile ricorda le campagne al confine fra i due stati affacciati sul
Reno.
La città vecchia vive in una dimensione molto rilassante, fra architetture medioevali e lo scorrere lento delle acque su cui navigano i battelli turistici.
La Petite France è uno dei punti nevralgici dell'eleganza e della bellezza di questa città, un tempo quartiere marginale e povero, dove venivano relegati i malati di sifilide. Oggi classificato sito Unesco, è percorso da migliaia di turisti di tutto il mondo.
Ma a dominare il profilo della città, alta e slanciata nei suoi 120 metri di altezza, è la stupenda cattedrale, un vero capolavoro di architettura e scultura, davanti alla quale si rimane meravigliati ed estasiati.
Di giorno come di notte le linee della cattedrale attirano lo sguardo e invitano alla contemplazione.
Un'opera dedicata al divino che mal cela l'ambizione di primeggiare sugli umani e la loro bramosia di potere, più che sulle loro anime.
La notte può capitare di vederla trasformata in un palcoscenico colorato e multiforme, mentre la luce danza al suono di musiche ritmate.
Al suo interno, fra le linee austere e le statue scolpite, spicca certamente questo capolavoro di ingegno e di tecnologia, tutt'ora funzionante e attuale: l'orologio astronomico costruito nel XVI secolo.
Ai margini del centro storico, oltre il fiume Ill, sorge il quartiere tedesco costruito quando la città era capitale dell'Impero dell'Alzazia - Lorena.
Più a Nord ancora ecco invece le linee moderne e avveniristiche del quartiere europeo, dove si specchiano le vetrate del palazzo del Parlamento.
A fianco di severi e monumentali palazzi governativi, si staglia la sagoma di enormi ginko biloba, veri capolavori della natura.
Ma se l'Alsazia e la Mosella sono famose per le loro città e le loro architetture, sono gli alberi i più longevi e onnipresenti abitanti di queste terre, soprattutto nei Vosgi, montagne antiche ricoperte di foreste a perdita d'occhio.
Camminare fra questi giganti vegetali, slanciati e silenziosi, trasmette sicurezza, calma, tranquillità.
Il verde dei muschi ricopre il terreno con un soffice strato, come un tappeto sotto cui scorre la vita alla base degli ecosistemi.
Qui l'eternità non sembra una parola impossibile da comprendere e da percepire, perché tutto sembra immutabile e nello stesso tempo vitale.
Fra il verde degli alberi svettano qui e là torrioni di rocce rossastre, l'arenaria dei Vosgi si manifesta con strati sovrapposti erosi dal vento e dall'acqua, dal tempo e dalla fantasia della natura.
Come onde di un mare cristallizzato, le rocce dei Vosgi sembrano condurre il viandante verso qualcosa che si cela oltre la vegetazione...
E infatti sovente oltre le pieghe della roccia si svela un ingresso di un castello ormai abbandonato, un tempo densamente abitato e difeso, un luogo di vita, di guerre e di commerci, punto cruciale di un sistema di potere ormai perduto.
Antri e stanze scavati nell'arenaria ripropongono l'abitudine di utilizzare la roccia come riparo, abitudine antica quanto l'uomo.
Immaginare di giungere davanti a questo arco di pietra, dopo un cammino in mezzo alla foresta pieno di insidie, e qui trovare ristoro e cibo, ci dà sicurezza e senso del calore umano.
Le creste rocciose scavate dal tempo e dagli elementi, ben si prestano a costruire torri di avvistamento e castelli quasi inespugnabili, oggi caduti in rovina ma pur sempre suggestivi.
Le torri dei castelli svettano ancora al di sopra delle foreste, simbolo di paura e di coraggio, di timore e di orgoglio, di potere e di sconfitte.
Fra i tanti, il castello di Lichtenbeg è uno dei più imponenti e affascinanti, ricco di ottocento anni di storia, costruito e distrutto e poi ancora ricostruito, testimone degli eventi che si sono succeduti, fino all'ultima guerra, con intensa forza e drammaticità.
Ma la storia di questa terra, fra Alsazia e Mosella, è anche fatta da piccole vicende umane, di povera gente, di economie al limite della sussistenza, di realtà di schiavitù e di sfruttamento, oppure di semplicità ed essenzialità.
Le abitazioni troglodite di Graufthal ne sono un esempio, oggi abbellite per la gioia dei turisti, ma un tempo abitazioni povere e poco confortevoli.
Un viaggio che vale la pena vivere e che probabilmente proporrò nel corso del 2025.
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